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Quaderni e ricambi per quaderni per la scuola, in varie rigature, per chi ha il disturbo della disgrafia.
Concetto DISGRAFIA:
La disgrafia è un disturbo specifico dell'apprendimento che influisce sulla capacità di scrittura. Si manifesta con difficoltà nella realizzazione grafica, rendendo la scittura disordinata, poco chiara e difficilmente leggibile.
Non è da confondere con la disortografia, che riguarda invece la correttezza grammaticale della scrittura.
Disgrafia: cos’è
Iniziamo a familiarizzare con il concetto di disgrafia partendo dall’etimologia della parola.
Il termine è composto da due parole greche ‘Dys’, prefisso peggiorativo, e ‘graphia’, che significa ‘scrittura’; la traduzione diventa quindi letteralmente ‘cattiva scrittura’.
Nel 1940, il medico austriaco Josef Gerstmann definì la patologia agraphia.
Successivamente, però, Joseph Horacek precisò in un suo libro che si trattava di un disturbo caratterizzato da una serie di carenze riscontrabili durante la fase di scrittura, e non di una totale incapacità di scrivere.
Si rendeva quindi necessaria una differenziazione che distinguesse il soggetto che in seguito a trauma cerebrale perde totalmente la capacità di scrivere (agrafia) da quello che invece presenta anomalie nella scrittura (disgrafia).
Wikipedia definisce così la problematica:
“La disgrafia, nota come disturbo della scrittura, è un disturbo specifico della scrittura nella riproduzione di segni alfabetici e numerici.”
Si tratta quindi di un deficit che rientra nella categoria dei DSA (Disturbi Specifici di Apprendimento’).
Nel DSM-5 (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali) il disturbo non viene circoscritto nel termine ‘disgrafia’ ma viene definito come la ‘perdita di espressione scritta’ in quanto chi ne soffre riscontra difficoltà nella scrittura sia a livello motorio che cognitivo.
Le caratteristiche principali riguardano 3 aspetti della scrittura: la dimensione dei caratteri, la distanza tra le lettere/numeri e l’ortografia.
È una problematica che potrebbe derivare da un deficit della memoria di lavoro, per il quale un individuo è incapace di ricordare la sequenza dei movimenti necessari per scrivere.
Si palesa quindi in capacità di scrittura inferiori alla media; una media calcolata in base a parametri che riguardano l’età, il quoziente intellettivo e il livello di istruzione.
Per approfondire meglio il concetto è necessario capire cosa non è la disgrafia.
Non è un disturbo verbale e soprattutto, a differenza di quello che molti pensano, non è legato alla pigrizia.
Si presenta in soggetti con quoziente intellettivo ‘nella norma’ e non è legato a patologie neurologiche e/o deficit sensoriali.
Dal punto di vista delle ripercussioni, il deficit è causa di difficoltà sia nell’apprendimento che nello svolgimento di attività quotidiane.
Per tali motivi il disgrafico può subire conseguenze negative sia a livello emotivo che comportamentale.
Tipologie
Secondo gli esperti esistono tre sottotipi di disgrafia:
1.Disgrafia dislessica
2.Disgrafia motoria
3.Disgrafia spaziale
La disgrafia dislessica si palesa attraverso una scrittura spontanea illegibile e in un’evvidente difficoltà a scrivere sotto dettatura.
Nel complesso risultano nella norma il disegno, la copia di testi e la velocità dei movimenti motori.
La disgrafia motoria comporta difficoltà sia nella scrittura spontanea che nella copia di testi, che risultano quindi illegibili.
La problematica rende difficili i movimenti e piuttosto problematica la realizzazione di disegni.
Può invece risultare nella norma la capacità di scrivere sotto dettatura.
La disgrafia spaziale si manifesta attraverso una calligrafia incomprensibile e una forte difficoltà nel disegno.
Nella norma lo spelling orale.
Come riconoscerla
Sulla scia di quanto affermato fino ad ora la disgrafia causa difficoltà nell’espressione della scrittura.
Si tratta di una disabilità innata, che permane per tutta la vita e che solitamente emerge in concomitanza dell’inizio delle scuole elementari.
I bambini disgrafici hanno una scrittura che potremmo definire in maniera piuttosto semplice e riduttiva ‘disordinata’. Nel dettaglio, un soggetto affetto da tale deficit non riesce a scrivere le parole sulle righe; i caratteri presentano dimensioni diverse, non sono allineati e sono distanziati in maniera imprecisa.
Dal punto di vista cognitivo fanno fatica a riportare i propri pensieri in un linguaggio scritto chiaro e organizzato.
In sintesi, i campanelli d’allarme che potrebbero indicare una condizione di disgrafia sono i seguenti:
Testi poco leggibili
Parole e caratteri disallineati rispetto alle righe
Caratteri di grandezze diverse
Pressione eccessiva sul foglio
Eccessiva lentezza di scrittura
Distanza variabile tra le parole
Sovrapposizione parziale di lettere
Interruzioni nel tratto di scrittura
Difficoltà nel tenere in mano una penna.
L’elenco non intende in alcun modo essere esaustivo, e soprattutto è d’obbligo precisare che la presenza di una o più caratteristiche della lista non necessariamente è associata a problemi di disgrafia.
La diagnosi del disturbo può essere effettuata soltanto attraverso un’accurata valutazione psicodiagnostica specialistica.
In linea generale la disgrafia viene riscontrata con maggiore frequenza nei soggetti con dislessia, sindrome da deficit di attenzione e iperattività.
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